Il tetto ventilato può essere un’opzione adatta per tutte le tipologie di case, con caratteristiche differenti e possibilità diverse a seconda dell’immobile e delle condizioni climatiche. Esistono differenti proposte legate a tale costruzione, in modo che esse possano incontrare i gusti, ed anche le precise esigenze, del committente.
Riuscire a costruire da soli una struttura di questo tipo è certamente una sfida: non è impossibile ma neppure semplicissimo. Ecco perché in molti decidono di affidarsi alle aziende che svolgono questo tipo di lavoro da anni. Tuttavia, sia che si decida di intraprendere la strada del “fai da te”, sia che ci si rivolga ad un esperto, è sempre buona norma essere informati e comprendere che cosa potrà essere installato sulla parte superiore della propria casa.
Ecco perché una descrizione delle caratteristiche del tetto ventilato, con un’indicazione del suo schema costruttivo generale, possono essere sempre risorse molto utili a tutti.
Il tetto ventilato, infatti, anche nel caso in cui si scelgano materiali di diverso tipo, tende a seguire uno schema preciso, ad avere gli stessi particolari costruttivi e a rispettare un sistema specifico per il suo montaggio.
Come è fatto lo schema di montaggio di un tetto ventilato?
Come prima sezione, partendo dal basso (quindi dalla struttura dell’immobile) si troverà, ovviamente, la parte strutturale del tetto; salendo di un “gradino” si troverà quella che è la parte portante del Tetto Ventilato, seguita dalla Barriera al Vapore (spesso chiamata anche Barriera Antivapore), da una parte isolante in materiali diversi, da una guaina (anche se essa è un elemento opzionale), dalla presenza dell’intercapedine, da una sottocopertura e dall’ultimo strato che sarà il manto di copertura, anche in questo caso costituito da materiali differenti.
Vediamo ora nel dettaglio la descrizione della scheda tecnica di ciascuna parte componente del tetto ventilato.
I dettagli e i particolari costruttivi
Il manufatto si appoggerà, ovviamente, sulla struttura dell’immobile, quindi esso costituirà la base per la realizzazione di tutto il lavoro. Per andare ad installare un tetto ventilato sarà necessario rimuovere il tetto precedentemente presente, il che non significa scoperchiare completamente la casa. L’opera si applicherà su quella che è la base della parte superiore dell’immobile stesso. Ecco perché nella costruzione di una nuova casa è possibile optare immediatamente per un tetto ventilato: questa scelta limiterà i lavori successivi e consentirà subito di avere a disposizione gli indubbi vantaggi derivanti da una costruzione di questo tipo.
Nella realizzazione del tetto ventilato sarà, inoltre, necessario avere disposizione una buona base. La struttura portante si ritrova in tutti i progetti che riguardino la costruzione di un nuovo tetto, sia che si tratti di un sistema con ventilazione, sia nel caso in cui si voglia optare per un tetto ordinario. Tale struttura portante potrà essere costituita da materiali differenti, a seconda del tipo di progetto che si voglia realizzare. Se, ad esempio, si opti per un tetto ventilato in legno, tale base sarà costituita da travi realizzate in tale materiale. Qualora, invece, si voglia avere a disposizione un materiale sintetico, si potranno vedere in questo strato dei tralicci in acciaio. Alcuni optano anche per il calcestruzzo, soluzione che in alcuni casi viene proposta ma che offre performance inferiori, soprattutto nel caso in cui si viva in zone particolarmente calde ed umide.
Al di sopra della struttura portante abbiamo la barriera al vapore, spesso chiamata anche barriera antivapore. Il suo nome sta ad indicare proprio la funzione che tale strato dovrà avere nella struttura generale del tetto. Innanzitutto bisogna capire quale sia la funzione specifica di questa parte. Essa viene montata allo scopo di andare a proteggere lo strato isolante dalla possibile formazione della condensa e dell’umidità. Ecco perché la barriera viene montata proprio prima dell’isolante e viene accostata al lato più vicino alla casa, che sarà quello che più gioverà dell’isolamento creato.
Andando a guardare meglio questa sezione del tetto, si noterà come la barriera antivapore assomigli molto ad un foglio, certamente non di carta, che potrà essere composto da uno solo strato o da alcuni livelli e strati differenti. Il materiale potrà essere diverso, a seconda della scelta del committente ed anche del tipo di lavoro proposto dall’impresa: si potrà avere il polietilene, del poliestere e così via. L’importante sarà la caratteristica della limitata densità del materiale (che consente quindi il massimo isolamento) e il suo “accordo” rispetto agli altri strati del tetto in costruzione.
Quindi, questa barriera, soprattutto grazie alla sua posizione, consentirà di impedire il passaggio del vapore ed anche di controllare la formazione della pericolosa condensa in tutta la struttura del manufatto. Infatti, qualora la barriera non sia presente, oppure non sia stata adeguatamente approntata, l’umidità tenderà a non rimanere allo stato gassoso, bensì a condensarsi. Lo status di gas consente alla parte umida di lasciare il tetto e uscire al di fuori di esso, cosa che non accade qualora non si abbia tale mantenimento dello stato gassoso.
A questo punto, direttamente al di sopra della barriera, verrà applicato l’isolante. Lo strato che si occupa della funzione isolante potrà essere costituito da materiale di diverso tipo. Il materiale stesso potrà essere sintetico oppure naturale (si può utilizzare addirittura un tipo di lana per realizzare questa parte della struttura) e andrà ben fissato.
Il materiale, inoltre, dovrà essere affidabile e rispettare le previsioni legislative, in modo sia da svolgere correttamente la propria funzione, sia da evitare l’introduzione di sostanze tossiche. Ecco perché è sempre bene affidarsi, sia che si faccia riferimento ad un’azienda, sia che si opti per realizzare tutto con le proprie mani, a fornitori che abbiano le certificazioni previste dalla legge e dalle Direttive Europee.
La funzione fondamentale dell’isolante, come dice il suo stesso nome, sarà quella di rendere indipendente la struttura rispetto alle temperature interne ed esterne ed evitare la formazione delle muffe, che possono derivare dall’umidità. È grazie a questa parte, che comunque lavorerà in sinergia con le altre, che dopo la conclusione dei lavori si potrà notare la maggiore stabilità della temperatura domestica, sia in estate sia in inverno. Durante la stagione calda non si avranno picchi in aumento della temperatura, e in inverno non si formerà umidità interna e non ci si congelerà nella parte posta al di sotto del tetto.
Al di sopra dello strato isolante si potrà applicare una guaina traspirante, che verrà nuovamente applicata nell’ultima parte del tetto qualora il progetto lo preveda. Questa parte viene utilizzata soprattutto nel caso in cui si sia optato per un tetto in legno, quindi a volte potrebbe non essere presente nella struttura generale. Tuttavia, è sempre bene conoscere tutti i dettagli strutturali che potrebbero essere presenti nell’opera finale.
Innanzitutto è bene chiarire a che cosa serva questa guaina. Essa consentirà la fuoriuscita del vapore che si potrà eventualmente essere formato all’interno della struttura, pur rimanendo assolutamente impermeabile rispetto a quelli che possono essere gli agenti atmosferici esterni. È molto simile al funzionamento dello strato posto nella suola di una famosa marca di scarpe, che garantiscono il mantenimento del piede asciutto, senza per questo esporlo alla pioggia oppure alla neve. Spesso si indica come la guaina sia uno strato in grado di garantire la tenuta anche rispetto ad aria ed acqua, e nel tetto sarà proprio così.
Esistono addirittura guaine adattabili, che vengono applicate come strati semiliquidi e poi si solidificano. In generale, però, esse vengono fornite già in pannelli che verranno applicati con chiodi o graffette in modo da rimanere stabili e svolgere la propria funzione.
Come detto, questo strato, nello schema generale, può anche non esserci sempre, ma qualora si sia optato per la sua presenza, esso verrà ripetuto nella parte finale del Tetto Ventilato.
A questo punto si ritroverà lo strato di ventilazione. Questa parte viene anche più semplicemente definita intercapedine, oppure intercapedine areata, e anche in questo caso l’espressione che la indica consente già di capirne, in parte, la funzione finale.
Come prima cosa, è fondamentale che questo strato del tetto rispetti alcuni canoni da un punto di vista delle dimensioni. L’intercapedine, infatti, dovrà avere uno spessore che potrà variare tra i 6 e i 10 centimetri totali, in modo da svolgere correttamente la sua funzione.
Lo spessore verrà deciso sulla base della falda e della sua lunghezza, così come l’orientamento della stessa determinerà anche l’orientamento e la direzione dell’intercapedine che si andrà a creare. La lunghezza e la pendenza della falda stessa, quindi, decideranno in quale modo verrà realizzata questa intercapedine, così da farla funzionare al meglio.
Il buon funzionamento del tetto ventilato dipende molto da questa parte strutturale. Essa, infatti, consentirà il continuo scambio di aria tra l’ambiente esterno e la parte interna del tetto, con uno “sfogo” adeguato, in grado, quindi, di adempiere a due funzioni. Infatti, l’aria non dovrà rimanere troppo ferma né muoversi troppo, altrimenti perderebbe la sua funzione isolante.
Grazie alla ventilazione si ridurrà la temperatura presente nell’elemento di tenuta (ad esempio costituito dai coppi), soprattutto in estate, e nella stagione più fredda questo meccanismo consentirà di evitare che l’umidità ristagni all’interno della struttura andandone ad intaccare la fondamentale stabilità.
La ventilazione, in particolare, avverrà grazie al collegamento tra interno ed esterno del tetto, e grazie al continuo scambio di aria tra la parte chiusa del manufatto e l’ambiente circostante, in modo che non ci sia mai troppo ristagno nella struttura.
Al di sopra dell’intercapedine che si occupa dell’areazione, come detto, si potrà trovare una sottocopertura, realizzata in materiali differenti, che andrà ad isolare ulteriormente la parte inferiore del tetto evitando che gli agenti atmosferici si infiltrino in esso. Questo strato può anche non esserci e si può immediatamente trovare quella che è l’ultima sezione del tetto, costituita dalla copertura vera e propria. In genere viene consigliata la sua presenza nel caso in cui si sia optato per un tetto ventilato in legno.
Come ultimo strato si troverà il vero e proprio manto di copertura del tetto, quello che vedrà visto anche da chi si occupi di guardare da fuori la casa. La copertura può essere realizzata con tegole (anche in questo caso di diverso tipo, come, ad esempio, accade per le tegole canadesi), oppure coppi.
Grazie allo strato di copertura del tetto, lo stesso può essere ulteriormente difeso dalla presenza degli agenti atmosferici, in modo che il materiale sottostante non venga direttamente attaccato dagli stessi rimanendo in balia di pioggia, neve e sole.
La differenza tra i coppi normalmente utilizzati e le tegole canadesi è costituita dalla possibilità, attraverso queste ultime, di realizzare tetti più “lisci”, cioè senza quella che è la caratteristica forma dei nostri tetti stratificati. Esse, inoltre, sono presenti in molti colori differenti.
Tutti gli elementi e gli strati sopra descritti dovranno essere applicati in modo certosino, in quanto è solo grazie alla sinergia tra i diversi componenti che il tetto potrà davvero isolare e proteggere la casa, evitando, quindi, problemi in futuro.
Anche un errore minimo potrebbe andare ad intaccare la struttura di un’intera casa, con risultati certo non positivi. Inoltre, qualora il lavoro finito non sia equiparabile a quanto dovrebbe ritrovarsi in un Tetto Ventilato, si potrà parlare di Microventilazione e non di una ventilazione completa, il che non consentirà neppure di accedere ai benefici previsti dalla legge per le opere costruttive e di ristrutturazione in grado di migliorare notevolmente le performance energetiche dell’immobile.
Avendo, quindi, visto nella sua totalità la scheda relativa alla costruzione di un tetto ventilato, ed ai suoi particolari costruttivi, sarebbe sempre possibile mettersi all’opera a realizzare da sé questo manufatto.
Tuttavia, si noterà anche la grande complessità di questo lavoro, che deve essere realizzato da mani esperte in modo da non inficiare quelle che dovevano essere le funzioni principali del progetto.
Per questo motivo, anche nel caso in cui si voglia fare tutto con le proprie mani, sarebbe bene affidarsi a qualcuno che ne sappia un po’ di più almeno per la realizzazione del progetto iniziale. Non è detto, infatti, che un tetto di legno, o di altri materiali, sia adatto alla propria casa.
Inoltre, come specificato, anche la scelta del materiale di costruzione assume un ruolo fondamentale, e spesso un’impresa vi può accedere a condizioni migliori e più vantaggiose, sia dal punto di vista del prezzo, sia per quanto riguarda la qualità.